I classici: uno strumento per coltivare la nostra umanità

Aulo Gellio, erudito romano del II secolo, usa per primo l’espressione «Classicus auctor» in riferimento ad un modello linguistico e letterario eccellente. Classicus viene da Classis, ceto:  la metafora nasce dal diritto di voto riservato ai diversi ceti sociali all’interno dell’assemblea. Così come un cittadino ha bisogno dell’autorevolezza del censo per entrare nella classe elettorale, allo stesso modo, nella dimensione letteraria, alcuni autori fungono da modello per ispirare gli altri.

Come si spiega la ripresa del classico nella storia della letteratura ?

La letteratura è specchio e al contempo proiettore della complessità della vita e dei valori umani: il potere delle parole, attraversando il tempo e lo spazio, è capace di suscitare riflessioni ed emozioni in ogni stagione della vita, con un’ energia sempre nuova e con un messaggio sempre pertinente.

La letteratura latina è un ricco giacimento di spunti e di incoraggiamenti che i giovani possono cogliere per coltivare sé stessi. Seneca (4 a.C.- 65 d.C.), ad esempio, ne L’arte di vivere, incoraggia l’amico Lucilio sul valore del tempo: «Sarai meno schiavo del domani, se ti sarai reso padrone dell’oggi». È interessante ritrovare il pensiero di Seneca nelle parole del Mahatma Gandhi (1869-1948), grande costruttore di pace, che disse «Il futuro dipende da ciò che facciamo nel presente».

Ancora Seneca, nelle lettere a Lucilio, offre uno spunto per misurarsi con i propri limiti: «vivere significa essere di giovamento agli altri traendo profitto da sé stessi».

Lo stesso Dante Alighieri scelse la guida di Virgilio (70 a.C.-19 a.C), esempio di pietas e iustitia,  per affrontare il suo viaggio attraverso i tre regni ultraterreni e, nelle parole di incoraggiamento che gli attribuisce nella Divina commedia, risuona il monito che il poeta romano incise nell’Eneide: «Ora hai bisogno del tuo coraggio. Ora fa’ che il tuo cuore sia forte».

La letteratura latina offre anche prodotti di evasione come gli Amores di Ovidio (43 a.C.-18 d.C.), il quale, insieme agli altri poeti augustei, realmente crea, lavorando la fine grana del verso, la nuova consistenza della realtà, come un vero e proprio influencer, modellando la forza di un patrimonio letterario stratificato e complesso in nuove forme di espressività stilistica, al punto che, nelle epoche successive, verrà considerato garante dell’uso linguistico e letterario. Con le Metamorfosi, Ovidioha anche offerto ispirazione all’arte di Raffaello, Tiziano, Correggio, Rubens e, soprattutto, Bernini che, nel gruppo scultoreo Apollo e Dafne, ha dato consistenza materica al processo di trasformazione.

Con la composizione degli Amores, Ovidio propone l’aspetto giocoso dell’amore, ma il regista teatrale abruzzese Claudio Di Scanno, prendendo ispirazione dall’opera del poeta romano, propone un testo teatrale profondo e tridimensionale: Amor-es. Claudio Di Scanno contribuisce, con la sua ricca esperienza professionale, ad arricchire l’offerta formativa del DILASS con un progetto di formazione teatrale che coinvolge gli studenti secondo le inclinazioni e il talento che esprimono nella scrittura teatrale, come nella performatività attoriale. Di Scanno racconta il processo creativo che gli ha permesso di trasporre l’opera ovidiana in un testo teatrale:

«L’autore che scrive un testo, scrive per esprimersi: a me interessa intrecciare nel testo teatrale i motivi che hanno spinto un autore a comporre quel testo, che rivela sempre l’atteggiamento dell’autore verso lo spirito del suo tempo, una reazione al suo tempo. Per sviluppare lo spettacolo ho intrapreso un intimo dialogo con l’autore e ho interpretato il concetto di seduzione amorosa come desiderio di bellezza, laddove la bellezza è la giustizia, per esempio. In questo senso, lo spettacolo ha dato spazio ad un monologo femminile, elaborato su un’intervista rilasciata dalla madre di Peppino Impastato. Il teatro non deve dare delle risposte ma deve offrire al pubblico l’occasione per riflettere sulle questioni attuali: il teatro è il luogo in cui si sprigiona la chimica delle relazioni, tra attori e pubblico». La proposta teatrale del regista abruzzese dimostra come la forza comunicativa dei Classici acquisti sempre nuova forma e nuovi obiettivi, adattandosi anche ai problemi e alle domande del nostro tempo.

Arcangela Palombaro
Tirocinante CdLM Filologia e Tradizioni Letterarie – Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali